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Non c'è nulla di più semplice ed intuitivo di una linea. Essa è un concetto chiaro nella nostra mente, nitido; ed è altrettanto logico concepire una coppia di linee come perpendicolari l'una all'altra.

È proprio di questo che si serve Aurelio Sartorio per realizzare i propri quadri, basati sulla sovrapposizione di "grate" colorate. Grate che, come rivelato in una foto del libro correlato alla mostra, sembrano aver dato il là alla produzione dell'artista.

Per quanto la struttura dei suoi lavori appaia evidente e d'insieme, non è esattamente così. I fasci di colore sono ottenuti mediante la stesura di nastri particolari e quello che, ad una prima impressione, potrebbe non risaltare  è che ognuno di essi accoglie una pennellata eseguita di volta in volta in modo diverso; questa differenza ci restituisce un effetto intrigante e complicato, dove ogni linea è unica e particolare sebbene inserita in un contesto a prima vista uniforme.

Complessità: è questo uno dei fili conduttori della mostra. Non proprio l’ente complessità in se', ma il come riuscire a gestirla, domanda ricorrente e non trascurabile nella nostra esistenza. Fortunatamente nulla viene lasciato a metà, Aurelio ci fornisce infatti una risposta non facilmente e superficialmente visibile, occultata com'è nel concetto dei suoi quadri.

Dietro al cromatismo travolgente, reso (nella maggior parte dei casi) evidente e luminoso grazie ai contrasti, agli accostamenti e al colore quasi mai ripetuto più di una volta nell’opera, si cela il reale farmaco proposto dal pittore: la logica, ben mascherata dalla visione confusa e intricata conferita alle opere dalla loro struttura.

Una logica fortemente geometrica, fatta di angoli e di ortogonalità, alleviata e resa sorridente dal gioco cromatico. L'abilità di Sartorio sta proprio nel coniugare logica e schematicità, viste mediamente come fredde e quasi ciniche, con il fascino vorticoso ed avvolgente del colore. Un occhio di riguardo va tenuto però per l'avvertenza che ci da il titolo dell’esposizione: RGB, ovvero il codice usato per i colori dei display ad alta definizione, che oggi spesso vengono confusi con il reale. È proprio questo il messaggio che la mostra vuol far passare: non tutto è ciò che sembra e, probabilmente, l'idea e il concetto che soggiacciono a qualcosa, anche se non sempre facili da comprendere, sono più importanti dell'oggetto stesso visto superficialmente, proprio come nel caso dei quadri dell'artista.

 

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