Non c'è nulla di più semplice ed intuitivo di una linea. Essa è un concetto chiaro nella nostra mente, nitido; ed è altrettanto logico concepire una coppia di linee come perpendicolari l'una all'altra.
Renata Fabbri ha vinto ancora, due mostre su due, catturando la mia completa attenzione e soprattutto la mia curiosità. È la seconda volta che tra le pareti della sua galleria ritrovo quella che per me è davvero arte: un'immagine a cui è legato un concetto, una filosofia, se non addirittura un intero mondo che trova tangenza con la realtà nell'immagine stessa, creando una sorta di portale che lascia fluttuare la mente in altri universi, vicini, ma non sempre concepibili. Inutile dirlo, è stata questa sensazione che mi ha lasciato l'esposizione dal titolo "Silva Imaginum" di Sophie Ko Chkheidze, inaugurata lunedì 11 maggio.
Sette sono i giorni che mi separano dall'attesissima inaugurazione di Renata Fabbri, come sette sono proprio gli anelli che danno il titolo alla mostra d’apertura. Tanti quanti i giorni della settimana, il tempo della creazione, il numero dei sacramenti, le mura attorno al castello del Limbo dantesco.