Il quindici maggio, durante la conferenza "Metodi per la progettazione di orologi di lusso", la passione per l’orologeria si è accesa nel cuore di molti studenti del Politecnico di Milano. È merito di Giulio Papi, figura la cui storia e leggenda coincidono. Nato a Le Locle da genitori italiani, diviene un abile orologiaio tanto da entrare in Audemars Piguet dopo aver scheletrato un movimento per puro divertimento.
Oggi è il direttore tecnico della Audemars Piguet Renaud&Papi, azienda di Le Locle fondata da lui, che produce alcuni tra gli orologi più complicati sul mercato, con un livello di innovazione e di tecnica sublime e che vanta tra i suoi clienti, oltre a Audemars Piguet, marchi come Chanel e Richard Mille.
Secondo Papi infatti sono le complicazioni a rendere l’orologio un oggetto di lusso e proprio su queste era incentrata la lezione, sulla spiegazione della loro utilità e di come si adattano ai diversi orologi, il tutto accompagnato da brillanti aneddoti sull’orologeria del passato e del presente, storie che solo chi è del settore conosce, ma che tutti posso apprezzare.
Dalle parole del Maestro emerge una grandissima dedizione e devozione nei confronti dell’orologeria complicata, ma soprattutto una spiccata voglia di innovare, adattandosi di volta in volta allo spirito della maison per cui realizza il movimento.
Nella sua opera di progettazione segue quattro pilastri fondamentali: l’informazione chiara, la miniaturizzazione, il coinvolgimento dei cinque sensi e l’estetica, ciò che emoziona. Su questi concetti si basa tutta la sua ricerca e sviluppo, che ogni giorno a Le Locle conquista un nuovo traguardo, come il primo ripetizione minuti subacqueo e l’orologio da polso più leggero al mondo...
La conferenza si è chiusa con una domanda cruciale sul futuro dell’orologeria: quali sono le nuove sfide nel mondo dei segnatempo?
La risposta mi ha davvero sbalordito: oltre alla ricerca sulle tecnologie emergenti, al fine di avere una lubrificazione solida ed aggiungere affidabilità all’orologio, Papi sostiene che il vero obiettivo sia e rimanga emozionare, confermandosi, oltre che un genio, un cultore autentico dell'arte che padroneggia e un grande filantropo.
Queste parole sono la riprova che l’orologeria è a tutti gli effetti una manifestazione artistica e che, proprio per questo, alla base rimane il sentimento di chi la percepisce. C'è da essere grati nell'avere la possibilità di conoscere persone come Giulio Papi, perchè queste ci fanno davvero capire che l’orologio da polso non è morto, ma vive negli occhi accesi degli studenti che erano in sala e nello stupore di chi ne sa cogliere l’essenza. Finché ci sarà qualcuno che, come il Maestro, saprà regalare emozioni con meccaniche e stili nuovi ci sarà sempre qualcuno che le saprà apprezzare, ed è questo che rende il segnatempo un sogno per molti ed un oggetto intramontabile, perchè il vero lusso nel 2018 non sono i diamanti ma le emozioni.